Tornare in Iran dopo quasi due anni è stata certamente una grande emozione. Si trattava di confermare o smentire le impressioni del viaggio precedente. Si trattava di vedere se quella piacevole sensazione di venire ben accolti e coccolati, di essere degli ospiti preziosi e desiderati si sarebbe ripetuta. E anche se avremmo apprezzato di nuovo la magia delle città già visitate, o se avremmo trovato quella stessa magia anche in zone non ancora esplorate.
Soprattutto avevamo voglia di ritornare per raccontare meglio e con più consapevolezza alcuni tratti di un paese che, tra tanti, ci aveva colpito così nel profondo, tanto da lasciarci un mal d’Iran difficile da dimenticare.
Il metodo a liana
Metodo a liana: questa la definizione che abbiamo dato al nostro vagabondare nel paese. Incontri qualcuno, che ti fornisce un contatto, che ti racconta di un luogo, che ti suggerisce una visita. Da questo nuovo evento ne scaturisce un altro, perché si parla, si collega, ci si informa, si fanno nascere nuovi desideri di scoperta.
Perché, mai come in Iran, da un incontro, da un saluto, da un tè bevuto insieme può derivare una nuova indicazione per andare a conoscere altri luoghi e altre persone.

E così è stato questa volta. Qualche contatto ereditato dal viaggio precedente, un po’ di ricerca in Internet, alcuni amici di amici iraniani che vivono in Italia: siamo partiti con qualche numero di telefono (che sia benedetto whatsapp!) che sono stati la base dei nostri primi incontri a Tehran. Questo il nostro incontro con Hoora, una giovane amica di un’amica.
Ma tranquilli: il metodo a liana in Iran funziona comunque, anche se non vi preparate. Questo è un paese dove l’ospitalità è sacra, dove è il padrone di casa, autenticamente onorato, a ringraziare l’ospite, dove l’orgoglio sano per le proprie radici e la propria cultura sopravvive nonostante le oggettive difficoltà. Quindi lungo il vostro cammino troverete in ogni caso qualcuno che farà da ponte per voi verso nuove tappe.
Si comincia da Tehran
Nonostante quello che dicono le cifre che si trovano in molte fonti (8 milioni di abitanti in città e 12 milioni nella conurbazione), i dati reali della Grande Tehran, che tutti quelli che ci abitano conoscono, parlano ormai di 15 milioni di persone. A cui si aggiungono ancora altri abitanti diurni, una folla di persone che abita ancora più all’esterno, ma che arriva per lavoro, per studio, per affari ogni giorno, utilizzando il treno, l’autobus, l’auto e anche l’aereo. Una città enorme, sovraffollata, trafficata. E, naturalmente, inquinata.

Per gli occidentali è una tappa obbligata: quasi tutti i voli che ci collegano all’Iran atterrano in uno dei due aeroporti che si estendono alla periferia della città, il Khomeini, mentre l’altro, il Mehrabad, è riservato ai voli interni.
E’ anche praticamente obbligata la sosta di almeno una notte nella città, perché per ottenere il visto è necessario fornire l’indirizzo di un albergo.
Sia la prima volta sia la seconda abbiamo prenotato per la notte del nostro arrivo la camera in un hotel onesto, il Golestan hotel, centrale e accogliente, anche se forse le camere sono un po’ troppo essenziali, comunque pulite e con il bagno in camera. La colazione è molto piacevole, preparata al momento nel barettino con giardino interno.
Un buon modo per cominciare il viaggio in Iran, anche perché si è a due passi, reali, da una fermata della metropolitana e, inoltre, da uno dei più vasti parchi cittadini e dal Palazzo Golestan, la maggiore testimonianza architettonica della città. E anche da uno dei due grandi bazaar.

Ma certo il Golestan hotel non è l’unica possibilità: potete immaginare quanta scelta di accoglienza alberghiera può offrire una città come Tehran. Abbiamo vissuto due altre esperienze, all’opposto, si può dire, ma entrambe assolutamente consigliabili: dipende da che cosa richiedete da una notte in albergo.
L’hotel Hanna è un boutique hotel, piccolo, raffinato, situato in una strada chiusa, quindi con una situazione di tranquillità quasi unica a Tehran. In questo post potete avere maggiori indicazioni e vedere le foto che abbiamo fatto alle diverse stanze.
See you in Iran è invece un ostello, il classico ostello per giovani come si può trovare in moltissime città europee, ma che in Iran è certamente più sorprendente. In questo ostello si respira un’aria colta e cosmopolita. Le camere sono spartane, ovviamente: noi abbiamo avuto una stanza con letti a castello che ci ha portato indietro di qualche decennio.

Ma tutto pulitissimo, con scelte intelligenti e messaggi carini alle pareti. Anche in questo caso, colazione più che soddisfacente nella piacevole area comune. Questo il loro sito: visitate anche le pagine degli altri ostelli della piccola catena, uno sul Caspio e uno a Mashad, seconda città dell’Iran, sono sistemazioni molto interessanti e decisamente particolari.
Se you in Iran ha anche un gruppo Facebook, See you in Iran Cultural House, di cui io facevo già parte da prima del viaggio precedente, su suggerimento dell’inquilino iraniano nella casa di mia madre. E’ un gruppo aperto e democratico, dove chiunque può comunicare, scrivere le sue impressioni o chiedere consigli per il suo viaggio in Iran. E’ utile visitarlo prima della partenza, si cominciano a conoscere molti aspetti del Paese. Comunque mi ha emozionato arrivare, per caso, nella sede centrale del gruppo. Ma, si sa, io mi commuovo facilmente.
Che cosa vedere a Tehran
Viste le dimensioni e il caos urbano, la maggior parte dei turisti resta nella capitale il meno possibile, giusto il tempo di visitare, appunto, lo splendido Palazzo Golestan, sito del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, o Sa’dabad, una serie di palazzi immersi in un grande parco, residenza estiva dello scià e della sua corte, e dopo la rivoluzione trasformato in un complesso museale. O Niyavaran, altra residenza imperiale, circondata da cinque ettari di giardini, che ora ospita cinque differenti musei.
Magari, al termine del viaggio, ci si ferma a Teheran una giornata per vivere l’emozione di fare acquisti nei due principali bazaar, lo storico Tajrish o l’immenso Grand Bazaar.



E invece… e invece Tehran può riservare diverse sorprese e può costituire una parte importante del viaggio in Iran.
Oltre alle grandi raccolte d’arte antica o moderna, come il ricco Museo Reza Abbasi, il Museo dei Tappeti o il Museo d’Arte Contemporanea, voluto e inaugurato da Farah Diba, moglie dello scià, Tehran ospita numerosi musei minori, ma curati e di grande interesse. Noi ne abbiamo visitati alcuni, consigliati e guidati da artisti e scrittori che abbiamo incontrato.
Museo del Vetro e della Ceramica

Il Museo del Vetro e della Ceramica (Glassware and Ceramic Museum of Iran o Museo Abgineh) è ospitato in un prezioso edificio storico, che era la casa di Qavam os-Saltaneh, primo ministro iraniano negli anni ’40. Anche solo una visita al palazzo è degna di nota: unisce in modo armonico elementi orientali ad altri occidentali, bellissima la scalinata in legno.
Gli oggetti esposti, di varie epoche, alcuni antichissimi, sono di grande interesse storico, ma anche conoscendo poco la storia della Persia si resta stupiti per la raffinatezza delle lavorazioni e il livello estetico dei disegni. Visitandolo ho pensato a quanto piacerebbe alla mia amica Silvia Levenson, talentuosa artista del vetro. Piccolo, prezioso. Consigliatissimo.
Museo della Calligrafia

E’ il museo più recente, inaugurato nel 2017. La TBO è un’associazione il cui nome può essere tradotto con “Rendere bella Tehran“; acquista edifici di alto valore architettonico e culturale, emblematici per la città, e li ristruttura restituendoli ai cittadini. Anche il palazzo che ospita il Museo della Calligrafia, un tempo abitazione di un importante senatore dell’epoca dello scià, è stato ottimamente restaurato dalla TBO e adibito a spazio espositivo permanente.
Bisogna tener presente che la calligrafia persiana è una vera forma d’arte, elemento mistico fondamentale della cultura islamica. Anche se la maggior parte delle opere esposte (su carta, pergamena, ceramica, legno, gioielli e altri supporti) proviene da poche grandi collezioni, sono molti gli artisti contemporanei che continuano a utilizzare la calligrafia all’interno dei loro lavori. Non aspettatevi quindi un museo che raccoglie estetizzanti scritte in persiano, ma una vera raccolta di opere a volte davvero sorpendenti. E alla fine della visita non perdetevi lo store del museo, con una vasta proposta di gioielli e oggetti per la casa prodotti da giovani designer, sempre liberamente ispirati al tema della calligrafia.
La Casa degli Artisti

Nel cuore del District 6, la Casa degli Artisti è un bell’edificio che si erge al centro di un piccolo parco quadrato che porta lo stesso nome. Otto spazi espositivi su due livelli ospitano mostre che cambiano ogni mese. Pittura, scultura, fotografia, moltissima grafica (abbiamo visto bellissime locandine di cinema e teatro), nuove tecnologie: tutte le tecniche artistiche sono rappresentate e viene dato amplissimo spazio alle produzioni dei giovani artisti.

Nell’edificio convivono poi alcuni negozi, tra cui uno, fornitissimo, di musica, un caffè con tavolini all’aperto e un ristorante vegetariano che ci dicono ottimo, ma che era chiuso per lavori quando siamo passati.
Ecco un elenco dei palazzi e musei citati nel post, certamente sufficienti per farsi un buon quadro dell’arte persiana:
- Palazzo Golestan
- Complesso di Sa’dabad
- Complesso di Niyaravan
- Reza Abbasi Museum
- Museo del Tappeto
- Museo d’Arte Contemporanea
- Museo del Vetro e della Ceramica
- Museo della Calligrafia
- Casa degli Artisti
Continuiamo a parlare di Tehran nei prossimi post.