CAMPUS: Bianco e Nero vs Colore

L’eterno dilemma: quando scegliere la ripresa a colori e quando puntare decisamente sul bianco e nero?

Sappiamo benissimo che questo è un tema difficile e proprio per questo non ci sottraiamo ad alcune considerazioni. Per prima cosa vogliamo chiarire che sicuramente non esiste una scelta giusta e una sbagliata. Le motivazioni che i discepoli delle due fazioni sostengono sono spesso ragionevoli e interessanti. Noi preferiamo dire che dipende dalle situazioni e dal significato dell’immagine.

Proviamo qui ad analizzare le motivazioni più comuni e condivise a proposito delle due opzioni, ben sapendo che non possono essere considerate universalmente valide. Spesso, infatti, sono il prodotto di un vissuto culturale, ogni scelta indotta dall’aver assimilato nel tempo un determinato linguaggio.

Il bianco e nero

Si dice che il b/n aumenti la drammaticità dell’immagine. Questo è sicuramente vero anche perchè la storia della fotografia ci ha tramandato questa sensazione, insieme alla apparenza più colta che l’immagine assume. La grande foto di reportage e la stragrande maggioranza delle immagini capolavoro che tutti abbiamo in mente sono in bianco e nero e come tali le abbiamo amate e ci hanno influenzato. Tutto questo però è da considerare un effetto indotto dalla reiterazione di uno stilema.

Ma cosa c’è di vero, di oggettivo, al di là dell’esperienza ? Proviamo a riflettere. Il bianco e nero aumenta certamente il risalto dell’azione, del soggetto primario dell’immagine, riducendo al minimo le distrazioni che i colori possono indurre. Aggiungiamo che, normalmente, l’editing su queste immagini tende ad essere più marcato. E’ sempre stato così anche con le riprese in pellicola, basti pensare all’uso dei filtri per aumentare i contasti o per modellare le gradazioni dei grigi: ogni filtro schiarisce il suo colore e scurisce il colore complementare. Per non parlare della stampa artigianale in camera oscura che ha sempre offerto al fotografo molte possibilità di creazione e manipolazione dell’immagine anche intervenendo con le dita per togliere luce ai settori più “leggeri” del negativo per aggiungere esposizione ai punti più densi.

Il colore

Quando il colore è protagonista è difficile chiudergli la porta in faccia. La fotografia è spesso emozione e condivisione e questo lato del suo linguaggio si declina con la forza delle sfumature cromatiche. Oggi con l’editing digitale possiamo dirigere il colore come se fosse un’orchestra.  Spesso si dice che la scelta di riprendere a colori esalti la descrizione dei sentimenti. Inoltre il dosaggio del colore ci permette di saturare o dissolvere la potenza del chroma.

Possiamo anche qui riflettere sul colore in relazione al digitale arrivato probabilmente in questi anni alla sua maturità tecnologica. Nell’epoca dell’analogico il colore era spesso di difficile gestione. Come abbiamo spiegato in un’altra lezione di Campus, la temperatura del colore era allora davvero impegnativa da governare. Le pellicole erano tarate sulla temperatura esterna (5.500 gradi kelvin) ed erano poco malleabili in presenza di temperature colore diverse. Oggi il livello del bianco automatico delle fotocamere digitali garantisce una ottimale miscelazione della luce. Inoltre l’editing ci aiuta a ottimizzare il colore, plasmandolo in relazione al nostro progetto estetico.

Un’ultima riflessione, forse per i più esperti, ci può aiutare a essere meno radicali nel dover scegliere tra il bianco e nero e il colore in fase di ripresa. Lavorando in formato non compresso, possiamo rimandare la scelta al momento della post produzione. Infatti il Raw contiene in se stesso sia il bianco e nero sia il colore in tutte le sue sfumature. Lavorate quindi tranquilli e lasciatevi aperte le diverse possibilità.

In questo modo sarà l’evolversi del vostro stile a dipanare la questione, senza necessariamente imitare l’uno o l’altro dei nostri maestri di riferimento.

 

 

 

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